Nella tradizione induista la primavera si saluta così: danzando, cantando e lanciandosi addosso polveri colorate (Holi Colour Powders) . Un modo per dare il benvenuto alla stagione del raccolto e buttarsi alle spalle i brutti pensieri.
Conosciuta come Holi Festival o la festa dei colori , della gioia, dell’amore e del divertimento, in tutto il Paese adulti e bambini aspettano questa ricorrenza che autorizza a schizzare e colorare gli altri per le strade. L’Holi Festival celebra i colori della primavera. I festeggiamenti prevedono canti, balli e lancio di polvere colorata (gulal / Holi Colour Powders) per le vie delle città e dei villaggi. Le persone con i volti dipinti si trasformano in veri e propri arcobaleni e si buttano reciprocamente addosso secchi di vernice o polvere colorata.
La festa di Holi, che viene celebrata il giorno successivo alla prima notte di luna piena del mese di Marzo, ha radici antiche. Originariamente legata ai festeggiamenti in onore del raccolto e della fertilità della terra, del trionfo del bene sul male e segna anche la fine dell’inverno e l’avvicinarsi della primavera.
La leggenda di Prahlad
Holi rappresenta la rievocazione simbolica di un antico mito.
La storia è incentrata sulla figura di Hiranyakashipu, l’arrogante re demone che tentò di vendicare la morte del fratello minore ucciso da Vishnu, una delle tre divinità supreme del pantheon induista, che regolano la vita e la morte dell’intero universo.
Per sfidare Vishnu, il re tiranno ambiva a diventare il Signore del Paradiso, della Terra e degli Inferi.
Allo scopo di acquisire la forza necessaria per portare a termine la sua missione, Hiranyakashipu si sottopose a lunghi anni di penitenze e di preghiere. Alla fine, gli fu concesso un aiuto divino.
Esaltato da tanta potenza, il re pensò di essere divenuto invincibile. Tirannicamente, si proclamò unico dio ed ogni suddito del suo regno avrebbe dovuto adorarlo. Ma Prahalad, il giovane figlio del re, era un fervente devoto di Vishnu e, a dispetto dell’ordine paterno, continuò ad adorare il suo dio.
Dopo aver attentato invano alla vita del figlio in diverse occasioni, Hiranyakashipu chiese aiuto alla sorella Holika che, si diceva, fosse immune al fuoco. Assieme decisero che Prahalad sarebbe morto sul rogo.
Approntarono una pira ardente e Holika vi si sedette sopra con Prahalad saldamente stretto fra le braccia, ma la fede sincera e la totale devozione del giovane nei confronti di Vishnu lo salvarono dalla violenza del fuoco, mentre Holika fu ridotta in cenere.
Così, furono decretati il trionfo di Prahlad, personificazione del bene, e la disfatta di Holika, incarnazione del maligno. Successivamente, Vishnu uccise anche il re demone Hiranyakashipu.
Ancora oggi, ogni anno, durante la notte di luna piena, vigilia della festa di Holi, vengono accesi degli enormi falò per rievocare questo mitologico evento ed annientare gli spiriti del male con il potere del fuoco.
Questo vivace festival celebra anche il mito dell’amore eterno fra Krishna e Radha.
Per la religione induista, Krishna è la reincarnazione del dio Vishnu.
Lo spirito brioso e pittoresco di questa festa trae origine proprio dall’adolescenza di Krishna.
Il giovane Krishna amava scherzare. Uno dei suoi divertimenti preferiti consisteva nello schizzare acqua mista a polvere colorata (gulal) addosso alle ragazze del villaggio. Sulle prime, le fanciulle si arrabbiavano ma l’amore nei confronti di quel bricconcello dissipava rapidamente ogni traccia di collera.
In breve tempo, anche gli altri ragazzi del villaggio si unirono a Krishna, rendendo questo gioco molto popolare. Quando Krishna divenne adulto, il gioco assunse una diversa connotazione, aggiungendo colore alla leggendaria vita amorosa del dio.
Questa consuetudine, tramandata nel corso dei secoli, è divenuta una vera e propria festa popolare.
Nelle città di Vrindavan e Mathura, nell’India del nord, dove Krishna trascorse la sua infanzia, il festival di Holi ha una durata di 16 giorni.
Oltre alla caratteristica usanza di spruzzare acqua mista a polvere colorata, la festa è animata da pittoresche processioni, canti folcloristici, danze e da una diffusa atmosfera di gioiosa spensieratezza.
Col passare del tempo, il tradizionale gioco di Krishna si è diffuso anche in altre regioni del paese, come testimoniano le centinaia di antichi dipinti, affreschi, sculture e manoscritti nell’intero subcontinente.
Per gli indiani di oggi, Holi rappresenta l’occasione per mettere da parte le proprie inibizioni e le differenze di casta e godersi un giorno di sfrenato ed intenso divertimento.
Nelle strade, i ragazzi trascorrono la giornata flirtando e prendendosi in giro, mentre gli adulti si scambiano strette di mano in segno di pace e tutti si rincorrono spruzzando acqua e polvere colorata (gulal).
Il preludio del festival coincide con la prima notte di luna piena.
Sul ciglio delle strade vengono accesi dei falò per purificare l’ambiente dagli spiriti demoniaci e dalle vibrazioni negative e per rievocare la distruzione della perfida Holika.
Il mattino successivo, le strade si riempiono di gente che corre, fa baccano e ride fragorosamente, spruzzando acqua e polvere colorata.
Il Bhang, una bevanda a base di latte, mandorle, spezie e foglie di marijuana, e il Thandai, un drink estivo molto dissetante a base di latte, zucchero, mandorle tritate, semi di girasole o di zucca e spezie, contribuiscono a creare un’atmosfera frenetica e disinibita.
A mezzogiorno, puntualmente, l’esaltazione si spegne ed ognuno, stanco ed appagato, si avvia verso casa o al fiume per un bagno rilassante. Nel pomeriggio, un silenzio assoluto cade sulla città.